Duane Michals: il racconto dell’invisibile
Duane Michals nasce a McKeesport, in Pennsylvania. Inizia il suo percorso fotografico in modo autodidatta e si trasferisce a New York, dove sviluppa un lavoro che rompe con la mera documentazione della realtà. Piuttosto, trasforma la fotografia in una forma di narrazione visiva, interrogando concetti come il tempo, la memoria, la spiritualità e l’identità.
Stile e poetica
Michals è noto per l’uso di sequenze fotografiche, in cui più immagini si susseguono per costruire una storia o suggerire un pensiero, e per l’inserimento di testi scritti a mano vicini alle fotografie. Il suo linguaggio visivo privilegia ciò che normalmente resta invisibile: i pensieri, i sogni, le rinunce, le trasformazioni interiori. Lega la fotografia alla scrittura, al disegno, alla riflessione, temporaneamente sospendendo la distinzione tra realtà e finzione.
Opere e riconoscimenti
Il lavoro di Michals ha esplorato ritratti, autoritratti, sequenze narrative e brevi “fictionettes”, operando spesso al di là della registrazione semplice. Le sue serie fotografiche diventano piccoli racconti visivi che riflettono sul desiderio, sul cambiamento, sulla presenza e sull’assenza. Il suo approccio ha influenzato profondamente la fotografia contemporanea e concettuale.
Perché è importante
Duane Michals ha ampliato il campo della fotografia mostrandoci che l’immagine non è solo ciò che appare, ma ciò che pensa, cela, suggerisce. Ha messo in discussione la funzione della macchina fotografica come pura testimonianza visiva e ha proposto che essa possa essere strumento della riflessione, della poesia, del racconto. Per questo il suo lavoro resta riferimento per chi guarda alla fotografia come linguaggio artigianale e filosofico insieme.